Artificial Intelligence: dobbiamo preoccuparci?

Dal Centro Nexa di Torino la Conferenza di Luciano Floridi professore di filosofia ed etica dell’informazione all’università di Oxford, Senior Research Fellow e direttore della ricerca presso l’Oxford Internet Institute, e Governing Body Fellow del St Cross College, Oxford.

Nella prima divertente parte della presentazione, piuttosto informale, il professor Floridi smonta i miti sull’intelligenza artificiale dimostrandone l’inconsistenza e la sostanziale vacuità. Nella seconda, invece, delinea il suo concetto di nuova società dell’informazione (infosfera), sottolineandone le enormi potenzialità e i rischi che stiamo correndo.

A fronte delle grandi opportunità individuate, la rivoluzione digitale ci pone almeno quattro sfide fondamentali:

1) Replaceable agency: il problema del lavoro, la capacità che hanno le macchine di rimpiazzare posti di lavoro e le richieste di professionalità e competenze avanzate dalla nostra società dell’informazione. Da qui la messa in discussione della teoria secondo la quale ogni innovazione tecnologica crei tanti posti di lavoro, quanti ne distrugge

2) Predictable freedom: la superficialità con la quale stiamo delegando importanti funzioni a improbabili algoritmi. L’esempio principe è quello della corte di giustizia di Filadelfia che utilizza un algoritmo per stabilire l’entità della pena. Dato il profilo elaborato vengono emanate sentenze anche in base a quello che il condannato potrebbe fare, dato appunto il suo risultato prodotto da un insieme di tecnologie. Soluzione discutibile, non solamente nella sostanza, ma soprattutto nel percorso che ha portato alla sua adozione, o meglio, del non percorso, visto che la soluzione “automatica” viene assunta in mancanza di un vero e proprio ragionamento collettivo o dibattito pubblico.

3) Influentiable autonomy: la programmatic advertising a livello mondiale in prospettiva passerà dai 10 miliardi di dollari del 2013 ai 33 del 2017. Anche in questo caso il problema non sono le micro inserzioni in sé e il fatto che vengano gestite automaticamente, il problema è la mancanza di una cornice sociale in grado di governare adeguatamente un fenomeno che, date le sue dimensioni, sarà presto in grado di influenzare notevolmente le nostre scelte.

4) Dipendent delegation: c’è una tendenza a delegare, e quindi a dipendere da sistemi complessi, che è straordinaria. Uno degli esempi più significativi è quello delle smart city, sistemi ad altissimi intensità tecnologica, la cui fragilità è pericolosa. Tanto più si decide di affidarsi a questi sistemi, quanto più bisognerebbe preoccuparsi di capire come gestire le emergenze, i rischi relativi e più in generale la governance. In ambiti così complessi, com’anche quelli della difesa, bisognerebbe separare la gestione ordinaria da quella straordinaria limitando le risposte automatiche, certo è però che i tempi di azione spesso richiedono delle risposte immediate, standardizzate e come tali, quasi per definizione, automatiche.

In sostanza criticamente Floridi si chiede, chiaramente senza avere una risposta, quale sia l’Infosfera che stiamo costruendo e quale il progetto umano che perseguiamo.

Non c’è soluzione alle questioni poste, ma ci sono dei consigli, delle brevi regole di buon senso, che possono aiutare l’umanità a costruire un percorso consapevole: bisogna pensare di più e meglio, bisogna costruire un design migliore e bisogna stare molto più attenti a quello che stiamo facendo.

Nel complesso una conferenza che pone delle questioni importanti e che riporta al centro dell’agire la responsabilità individuale e collettiva e soprattutto la partecipazione, quanto più necessaria in un momento in cui, le scelte prese oggi, rischiano di condizionare, come mai in passato, il futuro dell’umanità.